sabato 23 giugno 2012

B(r)and naming. Il nome lungo non ce l'ha fatta...

Spesso si sente dire che il nome dovrebbe essere breve. Ci sono esempi di nomi lunghi che si sono comunque sedimentati (pensiamo ad esempio a Antica Gelateria del Corso). Già mi è capitato di accennare al "band naming", vale a dire al naming di quei particolari brand che sono i gruppi musicali. Penso che nessuno metta in dubbio che i gruppi musicali sono dei veri e propri brand, marche che talvolta occupano una porzione di memoria molto vasta nella vita delle persone, proprio come le loro canzoni. In Italia, ad esempio, c'è stata tutta una stagione in cui era gradito il nome lungo, soprattutto in corrispondenza dello sviluppo di un determinato genere, il progressive. Pensate alle formazioni più importanti di quegli anni, assieme a Le Orme: Banco del Mutuo Soccorso e Premiata Forneria Marconi, i due nomi più lunghi, i veri brand-bandiere del progressive italiano. Entrambi sono ricorsi all'abbreviazione: semplicemente Banco i primi, PFM i secondi. Eppure la lunghezza dei loro nomi originari celava un intero mondo dietro e sotto. Sembra proprio vero che la brevità, il contenimento di un nome dentro le 3, massimo 4 sillabe stia diventando un punto imprescindibile di qualsiasi segno linguistico che poi ambisca a fare il giro del mondo (e queste sono band che hanno girato per il mondo, assieme alla loro musica). Naturalmente non mancano gli esempi dall'estero. Pensate a Emerson Lake and Palmer (ELP), tanto per non cambiare il genere, o ai Godspeed You! Black Emperor (GYBE o GY!BE). Il nome lungo stanca e fatica a sopravvivere, anche se nelle sigle o nelle abbreviazioni rimane un po' dell'odore del nome originario.

venerdì 15 giugno 2012

Omega, il nome del cronometro dell'Olimpiade

Le Olimpiadi estive di Londra 2012 sono alle porte. Avete mai riflettuto sull'importanza del cronometraggio di un'edizione dei giochi, su quali risorse muove e quali esigenze imponga? Qui trovate qualche spunto interessante. Da anni Omega è il nome del tempo olimpico e lega indissolubilmente il proprio brand name e simbolo (l'omonima lettera dell'alfabeto greco) ai record e alle prestazioni dei campioni che si confrontano secondo lo spirito del noto barone De Coubertin. Omega è naturalmente un brand importantissimo, capitalizzato in un segno linguistico e in una lontana scelta di naming, Omega per l'appunto, che ha avuto e ha ragione... del tempo.

La pronuncia è uniforme in quasi tutto il mondo. La presenza della parola suffisso -mega è sicuramente ricca di evocazioni positive. L'emblema costituito della lettera dell'alfabeto e il significato simbolico del nome "Omega" sembrano oggi predestinare l'azienda ad essere il brand di riferimento delle misurazioni dei tempi finali degli atleti alle Olimpiadi. Tutto concorre a dar vita ad una heritage che vuole il brand come "First watch on the moon", indossato a James Bond, e protagonista indiscusso dei più grandi eventi mediatico-sportivi del pianeta. Non è certo il nome in sé che ha concesso questa crescita dell'azienda, però di sicuro un nome così "calibrato" ha aiutato molto, sta aiutando molto, ed è libero di muoversi assieme all'azienda e alla sua crescita... nel tempo. Pensateci, quando liquidate in pochi istanti (il tempo di un record del mondo di Bolt?) la scelta di un nome.

sabato 9 giugno 2012

Olivia & Marino Pavesi: il brand name dal nome proprio di persona (ricordando gli ingredienti!)

Mi è già capitato di parlare altre volte dell'utilizzo del nome proprio di persona in operazioni di naming. Si tratta di una scelta che nasconde motivazioni le più disparate: suscitare simpatia, personalizzare il prodotto, nel senso di dargli carne, un volto addirittura, oppure ricordare un certo lignaggio, se siamo nella realtà di un'azienda dove l'albero genealogico e i patronimici hanno molto peso. Diverso e originale è il caso delle sfoglie Olivia & Marino di Pavesi, azienda che con un'operazione davvero interessante è riuscita a innovare pur rimanendo nel solco della tradizione del naming da nome proprio di persona. Ricorrendo a nomi tutto sommato non molto diffusi (anche se Olivia sappiamo tutti chi è nel mondo dei fumetti e Marino ha avuto momenti di gloria), Pavesi è riuscita a compiere un'operazione duplice: da un lato richiamare la genuinità e il sapore di due ingredienti semplici come l'olio d'oliva e il sale, dall'altro fornire il pretesto per una storia, quella appunto dei volti di Olivia & Marino, i due fornai ripresi nelle confezioni sulla soglia del loro forno. A cerchio, anche l'idea di richiamare l'idea del forno si salda con la volontà di comunicare genuinità.

sabato 2 giugno 2012

Pinterest, il nome "social" del momento

Anche i social networks si alternano a ritmo incessante. Accanto a quelli consolidati ne emergono continuamente di nuovi, in attesa che una sorta di mano darwiniana della rete decreti, come in uno spettacolo di gladiatori, chi sopravvive e magari prospera e chi no (in fin dei conti un "mi piace" su Facebook è, iconograficamente, questione di un pollice retto). Tra gli ultimi arrivati c'è Pinterest, il cui scopo è rafforzare una prassi che già altri social networks hanno favorito, vale a dire l'aggregazione attorno a determinati interessi delle persone. Il nome contiene la parola -interest al suo interno. Con la semplice aggiunta di una P- iniziale (lettera "libera", poi usata da sola come icona alla stregua della "f" di "Facebook" e la "t" di Twitter) si ottiene un nome che ricorda "Pin" (lo spillo, l'appuntare), la "Pinboard" (la lavagnetta a spilli, metafora grafica), persino il "Ping", il suono metallico che ad esempio producono certi software di gestione della posta elettronica per avvisare dell'arrivo di un nuovo messaggio. Le evocazioni alle quali la parola-nome Pinterest rimanda sono tutte coerenti con il posizionamento e il concept molto semplice che sta alla base del funzionamento di questo nuovo prodotto della rete.