lunedì 17 giugno 2013

Qualche problema coi toponimi

Ho sempre pensato che un comune confinante con i due comuni dove finora ho abitato abbia qualche problema coi toponimi (oggi parlo di toponimi nel mio blog sul naming, anche perché in fondo c'è qualche aspetto "brandizzante", oltre che imbarazzante, in quello che ho notato nel tempo). Dapprima, anni fa, in epoca di incontrastato dominio leghista, l'amministrazione optò, con un'operazione che oggi aizzerebbe gli scudieri della spending review, per la sostituzione di cartelli non arrugginiti e non pencolanti con altri nuovi dall'indicazione toponomastica "bilingue". Erano altri tempi, in cui la speculazione-polluzione edilizia consentiva una certa leggerezza di spesa (oggi invece si narra diffusamente di certe scuole delle nostre zone che fanno fatica a trovare i soldi per la carta, sia quella dei fotocopiatori che quella igienica, oppure per tinteggiare e igienizzare le pareti). In sostanza furono sostituiti i cartelli in vista lungo la trafficata statale con dei cartelli riportanti le due versioni del toponimo, quella italiana e quella fantomatica dialettale. Se ben ricordo rimasero estranee all'operazione le due frazioni sperse in mezzo alla campagna, forse poco interessanti in termini di visibilità. Una delle due poi sembra non avere nemmeno una dicitura consolidata in dialetto. Insomma, pochi sono i dubbi sulla natura tutta propagandistica dell'operazione "identitaria". La realtà è che i nomi dialettali che apparirono sotto il nome in italiano erano alquanto discutibili, soprattutto nel caso di una frazione molto in vista in un segmento di statale. L'operazione insomma era discutibile non solo da un punto di vista etico, finanziario, sociale e soprattutto politico, ma pure da un punto di vista filologico e linguistico. Un gran peccato, se pensiamo che questo comune ha dato i natali a un gran filologo, maestro di Renato Serra, successore di Carducci e Pascoli a Bologna, sommo studioso del Ruzante, spesso ricordato strumentalmente dalle penne di certi storici locali e - guarda caso - autore di una nota intitolata Di alcuni nomi di paesi trevisani derivati da vicinatus (Bologna, Zanichelli, 1901), situazione nella quale ricade probabilmente anche il caso della succitata frazione molto in vista. Ma pazienza. Curioso però registrare come la dicitura dialettale scelta per questa frazione corrispondesse solo in parte con il parlato dei bar o dei panifici della piazza, dove potevi sentire pronunciato quel toponimo con un normalissimo troncamento finale in -del, o, più venezianeggiante, in -deo. Anche questa indecisione di fondo nella pronuncia poteva costituire un freno per gli amministratori, volenterosi di ostentare un bilinguismo da segnaletica stradale assai discutibile. Così non fu. E in fondo qui non siamo nel Friuli, dove il toponimo dialettale e quello italiano a volte si trovano a distanze notevoli; ricordo che comuni limitrofi a questo, con toponimi dialettali assai lontani dal nome italiano (e univoci, senza doppie pronunce), rimasero fortunatamente alla larga da simili operazioni. 

Ora i problemi toponomastici sembrano riproporsi con l'ennesimo, inventato "palio di contrade". Non si capisce bene se questo tipo di iniziative tenti di dare un'anima a un suolo devastato e abbruttito dalla succitata speculazione-polluzione edilizia. Se così è, mi pare che siamo lontanissimi. Sono apparsi allora nomi di "borghi" di pura fantasia a contraddistinguere strade, vie e quartieri, con gran dispendio di colori, gagliardetti e poco ecologici addobbi. Il tutto alimentato da un attivismo contradaiolo e da un dispendio di impegno, tempo e fervore che stride con la signora che talvolta incontro in ferramenta o in posta la quale mi passa inappellabilmente davanti perché ha da fare, ha fretta o - testuali parole - "la pentola sul fuoco". I nomi che queste "borgate" hanno scelto per sé non si erano mai registrati nel parlato delle persone, mai uditi in una normale chiacchierata al bar o in panificio e probabilmente fanno la loro comparsa effimera soltanto nei giorni di questa "festa". Presi singolarmente poi appaiono come delle "contraddizioni in termini". I problemi con la toponomastica persistono, il morbo può essere contagioso e arrivare ai comuni limitrofi. Non so ancora bene come leggere questi fenomeni. So che un po' mi fanno male e forse sono la spia di uno dei nostri tanti malesseri.

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