sabato 26 dicembre 2015

Gabs oppure O bag: tra le borse due esempi di naming autoreferenziali, per ragioni diverse

Due marche di borse abbastanza gettonate propongono un naming che sembra partire e ritornare alla categoria merceologica stessa "bag" o "bags", al plurale. Mi riferisco sia alla borsa ritratta qui accanto, la O bag, già abbastanza diffusa, ma anche a un nome come Gabs che è quasi palindromo - e comunque anagramma - di "bags" ma che rinvia pure alle prime tre lettere del cognome del designer Franco Gabbrielli. Mi pare un fenomeno interessante (in passato avevamo visto anche le T-shoes, per ricordare un esempio su questo solco). Voglio dire che è interessante come i nomi girino attorno all'idea, al suono, alle lettere della categoria merceologica di riferimento, cioè "bags".

sabato 19 dicembre 2015

Chi l'ha visto? Un naming restrittivo

In termini di marketing "Chi l'ha visto?", il nome-titolo della popolare trasmissione televisiva Rai, è un naming restrittivo, nel senso che non di sole persone scomparse si parla in questa trasmissione. Spesso infatti si parla di persone morte, a volte morte da molti anni. Forse l'intento originario era davvero quello di dare un servizio nel caso di scomparsa di una persona, e comunque a tutt'oggi la trasmissione mantiene questo aspetto "di servizio", soprattutto quando cerca di favorire il ritrovamento di una persona di cui si sono perse le tracce. Allo stesso tempo era chiaro a tutti che era difficile se non impossibile calamitare il pubblico dando solo notizie di persone scomparse, una descrizione dei vestiti al momento della scomparsa, l'ultimo avvistamento, segni particolari, una sintesi de farmaci che erano soliti assumere ecc. Di qui allora la piega "gialla" presa dalla trasmissione, evidente dai tagli della regia, dalle musiche, dal tono di voce degli inviati, dalle diverse porzioni di tempo dedicate alla parte di servizio e a quelle dedicate alla ricostruzione, all'indugio sui particolari, alla retrospettiva su persone morte magari da tempo. Quando poi la trasmissione parla di persone morte - persone un tempo scomparse e poi morte - diventa qualcos'altro e il suo nome pure diventa qualcos'altro, qualcosa di molto stretto.

sabato 12 dicembre 2015

Un format sulle abitudini alimentari di studenti fuori sede? Chiamatelo "Frigo"

Anche il naming di una trasmissione televisiva (o di un film, di un disco, ecc) è un'impresa bella e buona e per niente facile. E non è sempre vero che il vocabolario non aiuta, che tutto è già stato fatto e pensato, registrato o evocato. Naturalmente per un film o un disco ci può stare una maggiore libertà (mi pare esistano ad esempio film con lo stesso titolo o quasi, ma potrei sbagliarmi). Diverso è il discorso dei cosiddetti format televisivi, per i quali già la parola "format" ti dà l'idea di un prodotto vero e proprio da confezionare (con logo, paratesti, colori, un bagaglio di immagini ricorrenti) e magari, se possibile, pure esportare. A queste ore del sabato mattina su Rai Due passa "Frigo", una trasmissione dedicata alle abitudini alimentari di studenti universitari fuori sede. Il naming mi è parso efficace: è breve, usa una parola comune, comunissima, un bisillabico "facile" che rimanda a un protagonista dell'arredo domestico e, come metafora, a tutto il circuito dell'alimentazione. Insomma, mi è parso subito un naming per la TV ben fatto (non ho guardato se tra gli inserzionisti pubblicitari nella fascia oraria di quella trasmissione ci fossero poi marche di elettrodomestici, surgelati, prodotti freschi ecc.)

domenica 6 dicembre 2015

"Nuova Audi A4", quando non c'è il nome nuovo

A volte mantenere un nome, come spesso capita nel mondo delle auto, è un bel vantaggio: c'è già, non ci sono più di tanti problemi almeno nella scelta del naming, si procede spediti in un solco già segnato. Pensate solo al nome "Golf" e a quanti decenni ha attraversato. Tuttavia se un prodotto è innovativo o quantomeno presentato come tale, c'è anche il rischio che il mantenimento del nome possa essere una sorta di zavorra (non è questo il caso di operazioni in area "vintage", come il rilancio della 500 Fiat). Il naming allora non interviene, ma a livello pubblicitario si mette in atto una serie di piccoli stratagemmi consolidati, apparentemente di una semplicità disarmante, eppure ritenuti importanti. Se vi capita ad esempio prestate attenzione allo spot televisivo della nuova Audi A4 e notate come si chiude, con quel calcare e sottolineare la dicitura Nuova Audi A4, intimando a non chiamarla semplicemente un'A4: naming senza naming, insomma.