sabato 31 ottobre 2015

Achtung! Aspetti e ricadute socioculturali del naming

Il processo che porta alla scelta della denominazione di un prodotto richiede sempre prudenze e cautele. Spesso queste si concentrano attorno ad aspetti di natura legale (semplificando: qualcuno potrebbe intentare una causa per una data denominazione perché troppo simile ad un'altra denominazione?). Tuttavia non andrebbero mai tralasciate alcune riflessioni e verifiche sul piano linguistico e quindi su quello culturale. L'altra sera mi passava sotto gli occhi distrattamente lo spot del giocattolo "Otto il Maialotto che fa il Botto". Mischiavo forse malamente in testa la ricezione di questo spot con alcune riflessioni che riguardavano le recenti dichiarazioni dell'Oms sul consumo di carne, certi tabù alimentari legati alla religione, ma soprattutto il fatto che "Otto" sia un nome proprio tedesco e infine la predilezione tedesca per la carne di maiale (in realtà i dati parlano di una progressione storica discendente nel consumo pro-capite di carne di maiale da parte degli abitanti della Germania). Tutto questo grumo di pensieri mi ha portato a concludere che forse una tale denominazione dimostra qualche lacuna sul versante della riflessione socioculturale. (Escludo di accennare poi al funzionamento e allo "scopo" del giocattolo in questione, visto che non è tematica di questo blog.)

sabato 24 ottobre 2015

Origine del nome Yoox

Nella rete pochi gruppi di lettere hanno avuto fortuna come la doppia "o" che si trova tanto in Google quanto in Yahoo, solo per citare due colossi. La doppia vocale, che si può leggere anche come un 8 rovesciato e quindi come simbolo di infinito, compare anche in un felice branding nato e cresciuto su web diversi anni fa. Mi riferisco a Yoox, l'azienda con sede in area bolognese e leader nell'ecommerce di moda e design. Il nome Yoox infatti usa la doppia "o" come collante di Y e X, lettere simbolo dei cromosomi determinanti il sesso e quindi simboli dell'universo femminile e maschile, i due universi che vanno a formare l'immaginario e il mercato di riferimento della moda (nonché due comodi filtri se ci accingiamo ad acquistare online). Il risultato finale è un nome che suona internazionale, tecnico e glamour al contempo, richiamante il pronome "you" e quasi evocante un'esclamazione di gioia. Tutto in quattro lettere, per la gioia del dominio internet (yoox.com), della digitazione, del posizionamento. L'azienda - e con essa il nome - è nata quando ancora il panorama non era affollatissimo, ma va dato atto che nel naming ha avuto una vista di lungo, lunghissimo periodo.

sabato 17 ottobre 2015

Appunti sul naming numerico o alfanumerico

Creare brand coi numeri è una pratica frequente. Pensiamo al profumo 1881, all'azienda di abbigliamento sportivo 686 di cui qui accanto riporto il logo (ho citato due naming numerici palindromi sinora!), alle aziende di automobili che quasi si spaccano in due, con quelle che da anni prediligono il naming numerico (Peugeot è una) e altre che invece non l'hanno quasi mai praticato (Volkswagen, se non erro), con una terza via di naming alfanumerico (Audi, Citroën: A1, C1, A2, C2, A3, C3, A4, C4 ma anche Q3, Q5 o Q7). Anche aziende-mondo davvero particolari come Boeing e Airbus nominano i loro aerei in modi alfanumerici, sino a far diventare questi ultimi ritrovati dell'avionica dei simboli (si pensi all'Airbus A380). Il naming numerico o alfanumerico ha dei vantaggi, perché può risultare facile, simpatico, persino originale (in un mondo che predilige i nomi di lettere, scegliere questa strada può essere un meccanismo di distinzione, in un mondo invece popolato da nomi numerici diventa distintivo scegliere un nome fatto di lettere). Un lato debole - si capisce - potrebbe essere nella pronuncia, nel senso che un nome come quello del logo, se non veicolato e pilotato dall'alto con cura maniacale, potrebbe diventare "six hundred eighty-six" o "six eight six" o per un italiano "sei otto sei". Lo stesso profumo 1881 si sentiva pronuciare "diciotto ottantuno" o "milleottocentottantuno". Sarebbe interessante però, al di là di questi aspetti legati alle diverse pronunce dei numeri nelle varie lingue, capire se optare per un naming numerico (o alfanumerico) ha determinate ricadute di percezione a seconda del contesto comunicativo.

sabato 10 ottobre 2015

Titolazione giornalistica come pratica di naming (Mondazzoli per dirne una)

Già altre volte si è detto: per molti aspetti, nel mondo dell'informazione, titolare è una pratica di naming. La notizia è una merce peculiare, che forse sta cambiando natura negli ultimi decenni e che spesso necessita di un nome per essere più agilmente veicolata. Ci sono titoli e naming condivisi, come può essere quello della perturbazione meteo che ci tiene in scacco in un dato periodo dell'anno o come "aviaria" o il caso politico di turno (avrete notato come spesso anche nei giornali radio si senta, "l'emendamento ribattezzato XXX da Tizio o Caio"). Ci sono poi dei quotidiani che si esercitano molto in una titolazione "proprietaria" e originale, sino a ricercare nel titolo una sintesi interessante alla quale va riconosciuto talvolta un certo pregio. Penso a "La Gazzetta dello Sport" che spesso si esprime in simili termini, aiutata anche dalla stampa multicolore dei titoli (una stessa parola è stampata in due colori diversi e così spezzata), ma anche a "Il Manifesto", che in realtà non ha mai abbandonato un certo gusto di titolazione, sfruttando per le proprie prime pagine né più né meno che l'abbiccì dell'advertising e facendo attenzione all'interazione tra visual e copy. Recentemente, in seguito alla notiziona dell'acquisizione da parte di Mondadori della Rcs Libri ("Mondazzoli", a proposito di naming), il quotidiano è uscito con un semplice raddoppio della lettera "s": "La cassa editrice". Semplice, diretto, efficace sicuramente dal loro punto di vista. (Naturalmente non è questo il posto per aprire un dibattito su un'operazione considerevole e degna d'attenzione, ma che comunque era nell'aria e andava messa in conto, soprattutto dal lato di Rcs. Purtroppo in Italia ritornano sempre in auge le vecchie zuffe per cui ci si appassiona a discutere anche sul colore del latte anziché sulle sofisticazioni dei suoi derivati.)

sabato 3 ottobre 2015

Come si dice Prufrock spa

Lo scorso anno ho pubblicato un libro di poesia, Traviso, per le edizioni Prufrock spa. Prufrock spa è una casa editrice gestita da Luca Rizzatello che pubblica principalmente poesia, ma anche realizzazioni video e multimediali ed è attiva nell'organizzazione di incontri, laboratori e seminari sulla scrittura e la letteratura. Questi dati sono soltanto introduttivi, ma mi servono appunto per introdurre il discorso e dire che le questioni del naming sono ben più estese di quelle dei nostri prodotti da grande distribuzione (in ambito letterario pensiamo anche alla questione degli pseudonimi o alla "semplice" titolazione di un libro oppure al già affrontato tema del naming di una collana editoriale). Mi è capitato spesso di sentire storpiato il nome di questa casa editrice, giocato naturalmente sull'ambiguità possibile di "spa" (Società per Azioni? No, "spa" inteso come termine di riferimento del termalismo). La maggior parte delle persone si limitava a dire o scrivere "Prufrock", dimenticandosi di "spa". Non parliamo di chi si limitava a "Prufrock" ma togliendoci pure la "r" e trasformando tutto in "Prufock". Ho suggerito a Luca Rizzatello un tutorial per guidare nella pronuncia del nome esatto e provare a risolvere quest'incresciosa situazione. Nel giro di qualche ora è nato questo breve divertente video. Buona visione e soprattutto buon ascolto.