lunedì 29 dicembre 2014

Da YouSendIt a Hightail: il renaming quando il nome vecchio sta stretto

Sarà perché ha preso piede WeTransfer, almeno qui da noi, ma mi ero perso il renaming di questo servizio cloud per la spedizione e condivisione di file. In realtà YouSendIt fu il primo servizio del genere che scoprii e usai su suggerimento di conoscenti americani e ricordo che all'epoca mi colpì per quel naming così descrittivo che sembra ispirare molte denominazioni per il web (e in fondo lo stesso nome WeTransfer, a ben vedere). Ora però con Hightail qualcosa pare cambiato e ne troviamo conferma anche in questo articolo dove vengono riportate alcune dichiarazioni del CEO, Brad Garlinghouse. Il renaming è avvenuto con il contributo dell'agenzia Siegel+Gale. Tale operazione di renaming, comprese le importanti premesse che l'hanno fatta scattare, è ben spiegata qui.

domenica 21 dicembre 2014

Otto princìpi di naming secondo Landor

Di Landor ho già parlato. Tempo fa ho anche intervistato Antonio Marazza, general manager della filiale italiana, qui. In questa piccola sezione che vado costruendo attorno a risorse sul naming vorrei oggi dar risalto a questo video intitolato "Landor Brandfeed: Eight principles of naming". Si ripercorrono in modo semplice e immediato le linee guida che dovrebbero ispirare e condurre qualsiasi scelta strategica di naming. Il video è con Matt Gordon, risorsa del Landor di stanza nella filiale di Chicago. I contenuti del video sono fruibili anche come articolo a questo link. In giro per la rete si scovano spesso contenuti del genere (anche se riconoscerete la superiore fattura di certi rispetto ad altri) e, per quanto semplificati e votati a elencare dei principi generali in una materia che si presta anche a notevoli complessità, questo tipo di risorse svolge bene la propria funzione di introduzione alla materia per chi ne è digiuno ma anche, agli occhi di chi un po' la conosce e la studia, una mai banale funzione di "ripasso".

Landor Brandfeed: Eight principles of naming from Landor Associates on Vimeo.

lunedì 15 dicembre 2014

tiptoi® di Ravensburger

Non solo puzzle. La storica azienda tedesca Ravensburger di Ravensburg, fondata nel 1883, presenta nei vari paesi del mondo dov'è distribuita tiptoi®, ovvero "un nuovissimo lettore digitale interattivo che consente ai bambini di scoprire il mondo in maniera divertente e autonoma. Nel momento in cui il bambino punta il lettore su un'immagine o un testo, potrà sentire suoni realistici, simpatiche filastrocche e tante interessanti notizie", insomma, come si apprende sempre dal sito italiano dell'azienda, tiptoi® è "il sistema d’apprendimento audio-digitale per libri, puzzle, giochi e giocattoli". Dal punto di vista del naming si è adottato un nome internazionale che sicuramente richiama l'inglese. Le due parole che compongono sono "tip" (interessante il gioco tra "suggerimento" e "punta", entrambi termini con i quali si potrebbe tradurre la parola "tip") e "toi" (che richiama naturalmente "toy"). Evidente il gioco sulla consonante "t". Forse è ricercato il finale in -oi che evoca un nome di console famosa quale fu il "Game Boy". Chissà però se in Francia questo nome presta il fianco a qualche pronuncia ambigua...

lunedì 8 dicembre 2014

Nutella B-ready

Ne ha già parlato, come al solito brillantemente, Linda Liguori nel blog del suo sito, qui per la precisione. Riprendiamo questo nuovo prodotto di Ferrero per provare a dire anche qualcos'altro rispetto a quanto è già stato scritto e leggiamo dal sito: "Nutella B-ready è un prodotto unico che unisce alla croccantezza dell'innovativa cialda di pane tutta la cremosità e il gusto inimitabile di Nutella". L'ho provato, è buono. La Nutella è la Nutella, e la cialda sta davvero bene assieme. Anche Nutella naturalmente diversifica e lo fa da tempo. Fedele al motto-icona di "pane e nutella" adotta un nome dal suono inglese che ha ovviamente una duplice valenza, quella del pane appunto, "bready", visto che tale parola significa anche "having the appearance or texture of bread" e "containing bread". Ovviamente il gioco, anche a livello grafico, nel logo, sta sul "B-ready", ovvero "be ready": sii pronto. Ritorna qui il filone (mito?) della portabilità e mobilità del cibo sempre pronto a tappare buchi o voragini di fame improvvisa (quanta comunicazione si è giocata su tale aspetto?). Forse però quello della portabilità del cibo è un mito meno pulsante di un tempo. Per prima cosa certi cibi portatili appena messi in borsa o nello zaino diventano un ammasso di briciole o una sottiletta che unge solo l'involucro. E poi non c'è forse nemmeno tutta questa necessità di rimarcare la portabilità/mobilità/prontezza all'uso del cibo. Anche una scatoletta di tonno, un tempo ritenuta dai guru della grande distribuzione come esempio paradigmatico di "prodotto di servizio" forse non è più tale. Forse anche su simili operazioni di naming converrebbe provare a osare di più, tanto più se il prodotto è davvero buono.