sabato 30 gennaio 2016

Tutto quel che può essere una bici: Leggo Bike (Leg&Go)

L'idea è senza dubbio affascinante. Arriva dalla Lettonia, da Riga per la precisione. Si tratta di una "bici" in legno che può trasformarsi in molti oggetti: un elefante a dondolo, bici per bambini piccolissimi, bici per acrobazie o anche più confortevole (senza pedali), bici a pedali, triciclo, bici da downhill o anche in una sorta di slittino. Per questo universo di prodotto è stato scelto il nome Leggo. Curiosa però la discrepanza tra il dominio internet leggobike.com e il nome/logo scritto nei testi del sito che figura come Leg&Go. Chissà se si sono posti il problema della vicinanza al nome Lego.

domenica 24 gennaio 2016

Il nome Motorola si "divide" in Moto e Vibe

Rebranding in casa Motorola, una delle aziende simbolo dell'ascesa dei cellulari nelle nostre vite (a lato il modello StarTAC degli anni Novanta). L'azienda che Google ha ceduto a Lenovo nel gennaio 2014 manterrà il nome ma non agli occhi dei consumatori i quali si troveranno davanti due denominazioni: Moto e Vibe. In realtà il nome Motorola aveva già iniziato una propria scomparsa dagli imballi a favore del nome Moto. Proprio tale denominazione bisillabica, pur nella sua brevità, appare curiosa, dal momento che il prefisso "moto-" è diffuso con significati analaghi in molte lingue del mondo (e tra queste ci sono le più quotate "business languages"). Mi sembra questo un esempio significativo di come i brand names seguano spesso le sorti di compravendita delle aziende che li detengono.

sabato 16 gennaio 2016

Il marchio dell'originale chiave esagonale è lessicalizzato in alcuni paesi e alcune lingue. E in italiano?

La storia della popolare chiave esagonale è interessante dal punto di vista del naming. Un francese ad esempio, per chiedevi una brugola, parlerà di "clé Allen", dal momento che Allen è il nome della corporation americana che commercializzò l'originale chiave esagonale. Si tratta quindi di un caso di lessicalizzazione che però ha preso una strada diversa nel nostro paese, quando l'azienda Brugola di Egidio Brugola di Lissone, fondatore delle omonime Officine Meccaniche, commercializzò per prima le chiavi. In entrambi i casi si tratta di fenomeni di lessicalizzazione del nome a partire dal nome di chi ha introdotto l'oggetto in un mercato/lingua, solo che nel secondo caso assistiamo al caso assai peculiare in cui è l'importatore di un dato paese a dare il nome all'oggetto comunemente usato nella conversazione.

sabato 9 gennaio 2016

Polaretti e come usare il nome "gelido" anche in inverno

D'estate l'azienda siciliana Dolfin investe molto in pubblicità, soprattutto per i Polaretti, un ghiacciolo assai popolare che però non segue il ciclo dei prodotti surgelati, ma è normalmente venduto a temperatura ambiente per poi essere ghiacciato nel congelatore di casa. Polaretti è dunque un prodotto fortemente stagionale, estivo. Il vantaggio e limite di tutti i prodotti stagionali è che se non sono venduti su entrambi gli emisferi del globo naturalmente soffrono un fisiologico calo di attenzione, interesse e presenza nella stagione in cui non sono protagonisti (e comunque in un emisfero soffrirebbero comunque di questo "calo"). Il nome "Polaretti" inoltre è fortemente connotato nel senso del freddo, un freddo rinfrescante giusto per l'estate. Interessante è allora la mossa di proporre in corrispondenza dei mesi più freddi la "Polaretti Cream" al cioccolato, un sapore con una assonanza maggiore con l'inverno (e non va dimenticato che l'azienda Dolfin è tra i principali produttori di uova di cioccolata, che solitamente si vendono all'inizio della primavera). Insomma, mi pare che Polaretti sia un esempio di come un naming nato per un prodotto prettamente estivo e strategia di prodotto possano intrecciarsi in diversi momenti dell'anno all'interno della stessa azienda.

lunedì 4 gennaio 2016

Monini e Mo', nomi e mascotte (sempre questioni di naming)

Per "aggredire" un target giovane, operando però su un prodotto solitamente destinato agli adulti, entrano spesso in causa le mascotte. Tali personaggi lavorano benissimo anche su prodotti già destinati ai più piccoli, ma se si intraprende una strategia di fidelizzazione e accensione d'interesse per un prodotto solitamente "da grandi" presso l'audience dei piccoli, la mascotte è spesso e volentieri una strada privilegiata per far breccia su quell'immaginario giovane. Così ha fatto recentemente anche Monini, azienda tra le più note nel mercato dell'olio d'oliva, lanciando le storie (anzi, la favola) e gli indovinelli di Mo', in un modo trasversale naturalmente, tra l'educativo e l'informativo e lasciando quasi il brand in secondo piano. La mascotte giustamente ha un nome semplice, monosillabico, che evoca la prima sillaba del brand name principale "Monini". Tutta questa appare come una strategia semplice e interessante in un mercato che nell'ultimo anno più volte ha fatto notizia, anche per le variazioni di prezzo. Attraverso il naming della mascotte Mo' e la serie di spot programmati in determinati canali televisivi, l'azienda di Spoleto vivacizza e richiama fortemente il brand name principale, rafforzandolo sin dalla prima sillaba (una sillaba che fra l'altro compare precocemente nell'eloquio dei bambini). Insomma, anche una mascotte è, almeno inizialmente, una questione di naming. Per saperne di più si può andare qui.